Cesare Pavese

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
-




Indifferenza
Sei la terra e la morte.
La tua stagione è il buio
e il silenzio. Non vive
cosa che più di te
sia remota dall'alba.
Quando sembri destarti
sei soltanto dolore,
l'hai negli occhi e nel sangue
ma tu non senti. Vivi
come vive una pietra,
come la terra dura.
E ti vestono sogni
movimenti singuiti
che tu ignori. Il dolore
come l'acqua di un lago
trepida e ti circonda.
Sono cerchi sull'acqua.
Tu li lasci svanire.
Sei la terra e la morte.
-




To C from C
Tu,
screziato sorriso
su nevi gelate -
vento di Marzo,
balletto di rami
spuntati sulla neve,
gemendo e ardendo,
i tuoi piccoli "oh!" -
daina dalle membra bianche,
graziosa,
potessi io sapera
ancora
la grazia volteggiante
di tutti i tuoi giorni,
la trina di spuma
di tutte le tue vie -
domani è gelato
giù nella pianura -
tu, screziato sorriso,
tu, risata ardente.
-




Hai un sangue un respiro
Hai un sangue, un respiro. 
Sei fatta di carne 
di capelli di sguardi 
anche tu. Terra e piante, 
cielo di marzo, luce, 
vibrano e ti somigliano - 
il tuo riso e il tuo passo 
come acque che sussultano - 
la tua ruga fra gli occhi 
come nubi raccolte - 
il tuo tenero corpo 
una zolla nel sole. 
Hai un sangue, un respiro. 
Vivi su questa terra. 
Ne conosci i sapori 
le stagioni i risvegli, 
hai giocato nel sole, 
hai parlato con noi. 
Acqua chiara, virgulto 
primaverile, terra, 
germogliante silenzio, 
tu hai giocato bambina 
sotto un cielo diverso, 
ne hai negli occhi il silenzio, 
una nube, che sgorga 
come polla dal fondo. 
Ora ridi e sussulti 
sopra questo silenzio. 
Dolce frutto che vivi 
sotto il cielo chiaro, 
che respiri e vivi 
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio 
è la tua forza. Come 
erba viva nell'aria 
rabbrividisci e ridi, 
ma tu, tu sei terra. 
Sei radice feroce. 
Sei la terra che aspetta.
-




The night you slept
Anche la notte ti somiglia, 
la notte remota che piange 
muta, dentro il cuore profondo,
e le stelle passano stanche. 
Una guancia tocca una guancia - 
è un brivido freddo, qualcuno 
si dibatte e t'implora, solo, 
sperduto in te, nella tua febbre. 
La notte soffre e anela l'alba, 
povero cuore che sussulti. 
O viso chiuso, buia angoscia, 
febbre che rattristi le stelle, 
c'è chi come te attende l'alba 
scrutando il tuo viso in silenzio. 
Sei distesa sotto la notte 
come un chiuso orizzonte morto.
Povero cuore che sussulti, 
un giorno lontano eri l'alba.
-




In the morning you always come back
Lo spiraglio dell'alba 
respira con la tua bocca 
in fondo alle vie vuote. 
Luce grigia i tuoi occhi, 
dolci gocce dell'alba 
sulle colline scure. 
Il tuo passo e il tuo fiato 
come il vento dell'alba 
sommergono le case. 
La città abbrividisce, 
odorano le pietre - 
sei la vita, il risveglio. 
Stella sperduta 
nella luce dell'alba,
cigolio della brezza, 
tepore, respiro - 
è finita la notte. 
Sei la luce e il mattino. 
-




Sogno
Ride ancora il tuo corpo all'acuta carezza 
della mano o dell'aria, e ritrova nell'aria 
qualche volta altri corpi? Ne ritornano tanti 
da un tremore dei sangue, da un nulla. Anche il corpo 
che si stese al tuo fianco, ti ricerca in quel nulla. 
Era un gioco leggero pensare che un giorno 
la carezza dell'aria sarebbe riemersa 
improvviso ricordo nel nulla. Il tuo corpo
si sarebbe svegliato un mattino, amoroso 
del suo stesso tepore, sotto l'alba deserta. 
Un acuto ricordo ti avrebbe percorsa 
e un acuto sorriso. Quell'alba non torna?
Si sarebbe premuta al tuo corpo nell'aria 
quella fresca carezza, nell'intimo sangue, 
e tu avresti saputo che il tiepido istante 
rispondeva nell'alba a un tremore diverso, 
un tremore dal nulla. L'avresti saputo 
come un giorno lontano sapevi che un corpo 
era steso al tuo fianco. 
Dormivi leggera 
sotto un'aria ridente di labili corpi, 
amorosa di un nulla. E l'acuto sorriso 
ti percorse sbarrandoti gli occhi stupiti. 
Non è piú ritornata, dal nulla, quell'alba? 
-



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