Sandro Penna

Io vivere vorrei addormentato
entro il dolce rumore della vita.




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Nel chiuso lago
sola, senza vento
la mia nave trascorre, ad ora ad ora.
Fremono i fiori sotto i ponti.
Sento la mia tristezza accendersi ancora.




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La vita... è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all'alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell'aria pungente.
Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l'azzurro
e il bianco della sua divisa, e fuori
un mare tutto fresco di colore.





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Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
essendo egli comune
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Già mi parla l'autunno. Al davanzale
buio, tacendo, ascolto i miei pensieri
piegarsi sotto il vento occidentale
che scroscia sulle foglie dei miei neri
alberi solo vivi nella notte.
Poi mi chiudo nel letto. E mi saluta
il canto di un ragazzo che la notte,
immite, alleva: la vita non muta.
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Sotto il cielo di aprile la mia pace
è incerta. I verdi chiari ora si muovono
sotto il vento a capriccio. Ancora dormono
l'acque ma, sembra, come ad occhi aperti.
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Malinconia d'amore, dove resta
bianco il sorriso del fanciullo
come un ultimo gabbiano alla tempesta.
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E' durata due giorni la
mia noia,
la triste noia fatta di parole
e di azioni convulse a mascherare l'assenza di una amore.
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Porto con me la dolce
pena. Erro
entro terre più belle dell'amore.
E mi affaccio sul mare che si batte
contro gli scogli per ridere di sé.
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Se la vita sapesse
il mio amore!
me ne andrei questa sera lontano.
Me ne andrei dove il vento mi baci
dove il fiume mi parli sommesso.
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Innamorarsi: sì! di chi? di cosa?
dell’ombra che si slabbra nel grecale?
del tuo sguardo che ferma l’aquilone? innamorarsi del disamorare?
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Il mondo, che vi pare di catene,
tutto è tessuto d'armonie profonde.
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